Una vita On Air...

1984-2014 

30 Anni di Ham Radio !

de IK1GKH,Carlo

Penso che il titolo di questa pagina, dica TUTTO, o quasi, dei contenuti che in essa potrete trovare. Amici degli 800 Hz, è la definizione più chiara e semplice, per dare un immagine immediata di che cosa intendo, parlando di questo tipo di Amicizia.. La nota telegrafica, come ho già scritto in queste pagine, è forse l'elemento più essenziale e semplice della storia della Radio, oltrechè essere stato, in assoluto, il PRIMO nella storia, ad andare ON AIR , trasmesso e ricevuto. Le amicizie che nascono, sempre per caso ed in maniera semplice, tra Telegrafisti, hanno le medesime caratteristiche. Non hanno altro scopo che non la condivisione, di questa meravigliosa passione comune, il Cw, e la comunicazione, con questo mezzo. Tra di noi, c'è anche chi, ha con la Telegrafia, vissuto TUTTA la sua vita, lavorando con Lei e per Lei. I Professionisti del Tasto, si sono guadagnati il pane, in terra, in mare, in cielo e hanno vegliato sempre, su di noi, per anni ed anni, pronti a trasmettere e ricevere, dalla comunicazione più lieta a quella più tragica. Queste figure sempre discrete e quasi mai conosciute dai più, sono ognuna, un patrimonio di storie di vita inestimabile, un pozzo di conoscenza della materia, ma in particolare, ognuno, la testimonianza vivente, di che cosa è stata, la Telegrafia, per l'uomo e l'umanità, dalla sua invenzione, sino ai giorni nostri. Noi, Radioamatori, a cui è stato concesso, il PRIVILEGIO, di poterla utilizzare nelle nostre gamme, dobbiamo portare a Lei, il massimo RISPETTO e la massima DEFERENZA, ogni qual volta, posiamo le dita sul nostro tasto !.. Purtroppo, pochi, riescono a cogliere la ASSOLUTA ED INCONTESTABILE differenza che vi è, tra la Telegrafia e qualsiasi altro modo di RTX, esistito ed esistente.. Il valore STORICO, EMOTIVO, SENTIMENTALE, di questo mezzo, non sarà, MAI eguagliato, da qualsiasi altro, sino a quando l'uomo sarà su questo pianeta. In questa pagina, nel tempo, diciamo sui 70/80 caratteri al minuto..hi, troverete foto e storie, link, scritti, ricordi, aneddoti ed altro, di coloro che nella mia attività di Radiotelegrafista, NON professionista, ho conosciuto e con i quali, ho ad oggi e/o, ho avuto, un rapporto di Amicizia, che ha riscaldato e riscalderà i giorni della mia vita, sino a quando... avrò la fortuna di viverla !..

 

 

 

Quel Signore che vedete in fotografia, risponde..va all'indicativo, IK1IYV, I - Cappa - UNO - ITALIA -YENKI -VITTORIA, come amava fare lo spelling Lui, in VHF !.  Amici da tutta la vita, io sono ancora qui, Lui è SK dal Gennaio 2009. Sembra ieri, ma sono passati già 5 anni da quel giorno, in cui, io incredulo, la Signora Franca, mi ha comunicato la sua morte, all'ospedale di Asti, ove era ricoverato,per un male che lascia, a volte, poco spazio alla trattativa...con Lui, proprio nessuno. Ci sarebbero mille cose che potrei raccontarvi di Lui, della bella persona che era, dell'amico mattacchione e sempre con la battuta pronta, delle avversità che la vita ha riservato a Lui ed alla sua famiglia, comunque sempre superate a testa alta e con orgoglio. Il tempo, piano piano, sfuma i ricordi belli ed anche quelli brutti. Quelli che IO ho di Lui, più belli, sono due; il primo, quando passavo a trovarlo al lavoro, nelle fredde mattinate di Gennaio e lui era li, insieme alla Signora Franca, dietro il loro banco di frutta e verdura,nella sua tuta azzurra con il berretto di lana calato sino alle orecchie, si andava a prendere il classico caffè ed in quei 10 minuti, mentre si scaldava dentro il bar, si facevano quattro chiacchiere, ovviamente di Radio. Il secondo, il più tenero, 27.905...non una frequenza, ma una seconda casa per anni, ove Lui, io e tanti altri, ci siamo insieme, preparati e fatti coraggio, per affrontare l'esame teorico e di Telegrafia, che doveva portarci al tanto sospirato Nominativo... !. Le amicizie, se posso permettermi di dirlo, come la nostra, superano la morte, sino a quando, uno dei due, è ancora in vita. Aldo, è ancora qui e mi guarda, come nella foto, con quella espressione sorniona, di cui, solo chi lo conosceva bene, poteva comprendere il significato. In questo caso, potrebbe voler dire..." Tento te...che ti vedo " !.

 

Ciao Aldo,alla prossima !. 73,Carlo.

 

 

 

Quel bel faccione rotondo che vedete nella foto, appartiene ad una delle persone più straordinarie, che ho conosciuto nella mia vita. Come tutte le amicizie sincere, la nostra, è nata per caso, complice un Timewave 59+,che fu oggetto di una trattativa tra noi, ma principalmente, fu il tramite della nostra conoscenza. Uomo e Radioamatore (IK1DQW), oltrechè Ufficiale di Marina, Marconista, addetto alle telecomunicazioni su navi commerciali e non, tecnico e progettista navale e tante altre cose ancora, che ha fatto e sa fare nella sua vita. Ora è in pensione, ufficialmente, ma con il cuore e lo spirito, NON ci è mai andato e mai ci andrà !. Avere un Amico come lui, significa NON sentirsi soli, avere al fianco un sostegno nei momenti difficili, che prima o poi, per tutti arrivano. Un piacevolissimo interlocutore a 360°,un uomo di sani principi, un padre esemplare, ma anche una persona di spirito,sempre pronta al sorriso e per cui la vita è ogni giorno un " REGALO ", che viene da un pochino più in su...vero Adolfo ?.  

 

Ciao e Grazie, per la tua Amicizia Adolfo,73,Carlo.

 

Lui dice della telegrafia :

 

 
Viva la telegrafia, per chi la sente dentro come mezzo di espressione del proprio carattere, al di la del suo benevolo e futuristico uso !.

 

 

22 Ottobre 2016
È con grande tristezza che scrivo su questa pagina, in questo momento. Pochi giorni fa te ne sei andato per sempre, forse in un mondo migliore. Ciao Adolfo, sei stato e sarai per sempre, un Amico.

 

73.ABBCC.Carlo.

_._.  ._..

 

Breve storia dei Radiotelegrafisti

 

a cura di Adolfo Brochetelli

 

IK1DQW

 
 

I radiotelegrafisti, detti anche Marconisti, hanno avuto il battesimo della loro categoria con lo scocco della prima scintilla ad opera di Guglielmo Marconi.

La loro fine e' stata decretata con l’introduzione delle stazioni automatiche GMDSS, imposte più da motivi finanziari che tecnologici e di sicurezza per la salvaguardia della vita in mare dei marittimi

I primi RT erano di formazione prettamente della Compagnia Marconi e il loro sviluppo avvenne principalmente in Gran Bretagna.

In Italia, la formazione gli RT era esclusivamente militare, ed avveniva presso le scuole del Varignano e di Cadimare nel bellissimo golfo di La Spezia.

Golfo in cui Marconi , grazie alla cooperazione della Marina Militare, sviluppò il suo sistema di telecomunicazione.

L'Arsenale Militare di La Spezia proseguì in seguito autonomamente gli esperimenti e diede un contributo determinante allo sviluppo della radiotelegrafia in Italia.

I Marconisti fecero la loro comparsa nel mondo commerciale marittimo quando gli armatori si resero conto che la radio, oltre alla funzione di sicurezza, permetteva loro di comunicare con la nave ricevendo notizie sulla sua posizione, impartendo ordini relativi alle quantità e destinazioni del carico, primaria fonte di guadagno.

Storicamente quasi tutti gli Stati negli agli anni immediatamente successivi alla tragedia del Titanic, dettero vita ad una organizzazione mondiale delle TLC, promulgando così le prime leggi sull'addestramento del personale impiegato in stazione radio e sugli apparati radio che ogni nave doveva essere dotata, diventata poi la UIT che emana le famose normative, insieme all’odierna IMO ( International Marittime Organization).

E' da notare che le prime stazione radio mercantili fin verso la metà degli anni 30 erano dotate di trasmettitori a scintilla e ricevitori a reazione.

Più tardi grazie all’ opera sia dei militari e dei radioamatori che di altre Compagnie, che si erano messe in concorrenza con la stessa Marconi Corporation Ltd , ci fu un notevole sviluppo tecnologico che portò alla obsolescenza del sistema a scintilla.

L' avvento delle nuove tecnologie comportò un problema molto sentito dagli armatori privati a causa del notevole esborso monetario necessario per l'adeguamento delle stazioni radio di bordo.

Fu così che qualche Marconista, agli inizi degli anni 50, imbarcando si ritrovò ancora con trasmettitori a scintilla.

I primi grandi apparati furono i Marconi OceanSpan, erogavano una potenza di 100 Watt e operavano sia in onde medie che in onde corte. Tali apparati, insieme agli RCA americani, furono le pietre miliari delle telecomunicazioni marittime, seguiti poi dagli Allocchio e Bacchini italiani. Bisogna sempre ricordare che , grazie alle leggi firmate da tutti gli stati che dettero vita alla UIT , la frequenza di 500 KHz (onde medie) fu designata quale frequenza di soccorso e di chiamata e in cui tutti i marconisti dovevano fare ascolto nel periodo di guardia.

Quando l’operatore non era di servizio, un apparato denominato autoallarme, perennemente sintonizzato sulla 500 KHz lo sostituiva.

Grazie a questa decisione della UIT, moltissime vite umane sono state salvate in tutti i mari del mondo, anche grazie al fatto che la nave doveva essere dotata di due trasmettitori ad onde medie.

Il secondo trasmettitore era detto di emergenza ed aveva in genere circa 70 Watt di uscita, alimentato da fonte di elettricità indipendente dalla rete elettrica di bordo, ovvero da un gruppo di batterie a 24 Volt DC che dovevano essere tenute sempre in perfetta efficienza e con il carica batterie ben regolato.

Fin dagli anni 70 sulle navi, con l'introduzione del radiotelex ad onde corte e dei primi satelliti Magnavox 111A, si intravedeva un fine sempre piu' commerciale delle telecomunicazioni sulle navi e di conseguenza anche su quelle militari, dove tutto era legato a dei sofisticati algoritimi anti - intercettazione ad alta velocità, gestibili da più punti del globo.  Negli anni 90 il Gmdss ha cancellato di colpo la figura del Marconista e il suo testimone e' passato ai radioamatori che sono l’ultimo servizio di radiocomunicazione che ancora utilizza la telegrafia. Purtroppo anche per i Radioamatori è stato eliminato l'esame di telegrafia e temiamo che questo si traduca in un lento ma progressivo abbandono di quest’arte ultracentenaria se non si intraprenderanno delle azioni volte ad estendere e promuovere l’ apprendimento e l’uso del CW da parte delle giovani leve. Il mio impegno insieme ad altri come IK6IJF, IK1RED, IK1GKH, I1SAF e moltissimi altri radiotelegrafisti professionisti ed anche radioamatori e soci ARI , è per ricordare la 500KHz a livello nazionale, diffondendo la conoscenza di quello che ha rappresentato questa frequenza, per ricordare chi ha passato quaranta anni della sua vita solcando i mari tra i segnali Morse , oppure come operatori radio nei centri nazionali PTradio (Stazioni Costiere : IAR,ICBIQX,IQH e le altre stazioni italiane operanti in onde medie grafia e 2 MHz fonia).

 

1) Un primo impegno con l’ attivazione di una stazione radio (speriamo dal Museo Navale della Marina Militare Italiana della Spezia), operata da radiotelegrafisti, in occasione del centenario della prima Conferenza Internazionale sulle Radiocomunicazioni che ebbe luogo a Berlino nel novembre del 1906.

 

2) La richiesta di un nominativo speciale, da utilizzare nelle date speciali delle varie convention o eventi che hanno caratterizzato la vita radiotelegrafica marittima professionale

 

3) Promuovere la partecipazione dei radioamatori per le bande dei radianti hobbisti con il nominativo sbarrato “500Kcs” (es IK1DQW/500Kcs).

 

Per questi due ultimi punti speriamo che l’ARI e il Ministero delle Comunicazioni ci diano ogni possibile collaborazione, come avviene per le meritevoli iniziative delle associazioni tedesche , inglesi, statunitensi ed australiane che settimanalmente emettono sulla 500Khz con vari navi operative.

 

 

Adolfo Brochetelli

 

 

Il MIO PRIMO IMBARCO

 

 

Un ricordo oggi offuscato e' quello del mio primo imbarco su una motocisterna nel 1975. Ero imbarcato con il brevetto di terza classe. Il viaggio fu Italia-Rastanura via Canale di Suez e ritorno via Capo di Buona Speranza (Citta' del Capo). A quel tempo Suez era stato riaperto da poco a causa dei noti fatti tra Egitto ed Israele ed era in fase di dragaggio. Si poteva passare solo vuoti nel south bound convoy, ma il ritorno Suez - Portsaid era limitato dal fondale e solo le piccole navi da carico e petroliere potevano transitare. Il porto di discarica era Megara, ossia il porto commerciale di Atene. Si arrivo' in rada a tarda sera. Al mattino presto con gia' IDR in enorme ritardo sul wx meteo del mediterraneo e con quello di Rota Radio verso le 0900z, in plancia guardando fuori eravamo attorniati da un assembramento di navi in disarmo a causa della crisi economica che colpi le navi e soprattutto le compagnie di navigazione dedite solo al trasporto di petrolio di medio-grosso tons.

 

La discarica velocissima ci porto' al mattino successivo, dopo aver fatto rifornimento di bunker a 382 cts per i motori e gasolio per i generatori diesel, incluso le provviste di cambusa e pezzi di rispetto per la coperta e la sala macchina. Essendo diretti in Venezuela per caricare petrolio per conto di una grossa compagnia petrolifera italiana, il comandante per iniziare a risparmiare bunker e ridurre il tratto di rotta (bisogna di nuovo ricordare che era da poco finito la crisi del 1973), decise, dopo aver ottenuto le dovute autorizzazioni da parte delle autorita' portuali elleniche, l'attraversamento del canale di Corinto. Penso di essere stato molto fortunato a fare questa esperienza, unica, che un marinaio deve fare per raccontarlo. Il canale molto stretto avvolgeva la nave, con le falde delle montagna continua e verticale a dritta e a sinistra, quasi come il Gran Canyon americano, ma pieno d'acqua.

 

Fortunosamente, essendo ancora in un periodo dell'anno dove gli storms e i tropical storm si formavano nell'emisfero sud permettendoci di fare una rotta alta e riscendere a sud quasi paraleli a Terranova, con punto di salto dalle Azzorre. Lo studio delle rotte associato ai continui bollettini meteo che ricevevo da Norfolk Radio, dalle altre stazioni costiere della Coast Guard e da Mobil Radio, quest'ultima per tenere sotto controllo il mar Caraibico ci permisero di trovare ottimo tempo e le miglia in piu' fatte furono di fatto un risparmio energetico nel consumo del bunker. Arrivati in Venezuela, siccome il Terminal era di proprietà della Esso Co. , ci costrinsero a stare in rada ben sette giorni. ricordo che fu pianificato lo spegnimento dei generatori diesel principali e l'accensione del diesel di emergenza. Un diesel principale veniva acceso ad orari stabiliti solo per la cucina, la lavanderia e il crudewash delle cisterne.

 

Cosi' tutto quello che si era guadagnato nella navigazione, lo perdemmo nel consumo del marine oil e già a quel tempo il gasolio marino costava molto, tant'e' vero che molti armatori alimentarono i generatori con il 382 cts, ovvero nafta pesante o O.C.F., riscaldato a quasi 50 gradi. In seguito si resero conto che i guai che procurava questo tipo di combustibile sui poveri generatori (rottura di fasce elastiche, buchi sulle camice etc), era cosi costoso nella manutenzione che ritornarono al costoso gasolio marino. La stazione radio era quella classica della Face Standard-Mackey, essendo la nave un acquisto di una societa' norvegese che l'aveva dismessa. Riguardando le foto, posso dire che poi la SRT era la copia esatta delle RCA, tx con drive con 807 e finale con un paio di 813. ricevitore valvolare con risoluzione a 1 KHz e filtro stretto in cw a 300Hz. Il ricevitore mi sembra di ricordare che era un parente stretto del ITT 3010 con A1,A2,A3 e Usb,. La potenza del tx era sui 350 Watt out reali e lo stesso alimentatore alimentava, a seconda della selezione, il pannello onde medie, onde medio corte (solo AM), ed onde corte.

 

Logicamente era tutto quarzato ed in un cassetto si teneva sempre una miriade di quarzi nel caso, soprattutto sulla 8 e 12 mhz ci fossero state delle stazioni del gruppo uno o degli altri gruppi. A quei tempi il cw era forse nel suo pieno boom. Per telefonare si andava a terra o sul pontile e si faceva un collect call a casa. i telegrammi floreali erano usatissimi. L'antenna era la classica stilo americana con capello capacitivo in testa, che io ho sempre chiamato antenna con la ruota della bicicletta in testa. Il ritorno dal Venezuela in Italia (Marghera / Venezia) fu invece terribile per il forte mare incontrato, essendo la rotta passata per Trinidad e Tobago, dove facemmo rifornimento di viveri e bunker, costando meno del Venezuela e poi verso le Canarie.

 

Ricordo che la nave con il suo continuo rollio e beccheggio, non mi permise l'utilizzo del mio tasto semiautomatico e tanto meno del ETM 20, cosi, andai con il classico verticale. Fortuna che il ricevitore principale era molto stabile come meccanica del VFO e non ci furono problemi di deriva. Problemi che invece incontrai successivamente su navi piu' grosse ma con stazioni radio che avevano gli rx che o andavano in deriva per la radiofrequenza di rientro dal trasmettitore oppure soffrivano di isterisi magnetica sul VFO come il famigerato RXU70 della IRME, che molti marconisti avranno avuto e odiato nel suo utilizzo in onde corte, mentre era eccezionale in onde medie.

 

di Adolfo Brochetelli - IK1DQW

 

 

PASSAGGIO DI CONSEGNE

 

 

I marconisti non a contratto Sirm o Telemar, i cosiddetti RT "liberi", quando avevano bisogno di un imbarco non pilotato dalle due compagnie dei servizi radioelettrici di bordo si recavano in via Sottoripa a Genova, piazza Caricamento e si andava alla ricerca di una societa' di navigazione che pagasse di piu' o di brokers con navi piu' moderne perche' consigliato da un amico o per sentito dire. Essendo desideroso di continuare i miei viaggi da e per gli Stati Uniti, nella famosa via, ad un piano che non ricordo, su di un portone, c'erano scritte le qualifiche piu' richieste. Su un foglio, attaccato ad una porta, vi erano scritte le richieste “urgenti” dirette al personale marconista. Suonai il campanello ed entrato mi ritrovai in un’unica stanza adibita ad ufficio, davanti a me un lungo banco ed un signore dietro ad esso dal tipico viso genovese da ex marittimo si alzo’ chiedendomi subito quale fosse la mia qualifica.

 

Non appena presentatomi gli occhi si illuminarono ed io, come un pollo gia’ spennato mi lasciai trasportare dal fiume di parole del capitano di armamento, cosi, senza conoscere ne paga, ne viaggi della nave, ne tipologia degli apparati di bordo, mi disse di presentarmi alcuni giorni dopo munito della visita medica d'imbarco e del libretto di navigazione il tutto accompagnato dal gradimento della Sirm. Cosi’, una mattina, dopo aver ricevuto puntualmente il telegramma di conferma seguito dalla telefonata, inizio’ un'avventura che pensavo lunga, il classico imbarco di cinque, sei mesi. La calma percepita il primo giorno che ero entrato in quell’ufficio aveva fatto posto alla frenesia estrema di tutti gli impiegati. Mi consegnarono subito i documenti per il consolato USA a Genova per il rilascio del visto d'entrata.

 

Il gentil capitano d’armamnento in un sol colpo mi strappo’ di mano sia la visita medica che il gradimento SIRM dandomi contemporaneamente le indicazioni per prendere i necessari autobus per arrivare al consolato, dove, arrivato una mezz’ora dopo, l'addetto al rilascio del visto USA mi fece presente che il rilascio del visto era subordinato alla presentazione contestuale del passaporto…………ed io li, come un ebete ad ascoltarlo. Dopo averlo fatto chiacchierare, gli feci presente di essere un marittimo diretto in un porto americano per imbarcare su una nave e che l’unica cosa di cui avevo bisogno era il visto di transito necessario per arrivare dall’aeroscalo al porto, nulla di piu’. Il tizio dopo aver guardato i documenti in mio possesso, si sedette ed armatosi di un grosso timbro incomincio’ a vidimare con foga il libretto di navigazione salutandomi al termine con un arrivederci.

 

Ricontrollai che tutto era in perfetto ordine, salutai e me ne andai con l’autobus diretto all'ufficio della compagnia di navigazione. Non ho mai ben capito se era un italiano che voleva fare l'americano o era un americano che voleva fare l'italiano. A pranzo, mi ritrovai in una trattoria, sempre in via Sottoripa, insieme ad altro personale imbarcato sulla stessa nave, marittimi comparsi quasi dal nulla e questo evento mi fece ricordare le vecchie storie di reclutamento che si facevano a piazza Caricamento durante la Repubblica di Genova per i velieri. La mattina successiva di buon'ora, carichi di valigie, partimmo con il treno per Milano, volo Milano-Parigi e poi Parigi-New York. A New York dopo aver recuperato il bagaglio ci recammo a fare dogana. Il doganiere ed il funzionario dell'immigration, controllarono il mio libretto di navigazione, timbrarono gli appositi spazi ed oltrepassata la Dogana fui invitato a transitare nella sala attesa…. ero negli States. All'ora stabilita per la coincidenza del volo interno di proseguo, mi avviai al gate e dietro di me, come pecorelle, il restante personale imbarcante.

 

Dopo qualche ora di volo, atterrammo all’aereporto di Baton Rouge/LA. La nave, una mezza moderna bulkcarrier (carboniera) era gia in banchina semicarica. Questa fu la mia impressione, era di color nero, almeno cosi mi parve dal momento che, trovandoci a sera inoltrata, le carboniere a causa della merce trasportata sono quasi tutte nere per standardizzazione. Il marconista sbarcante non era in loco, seppi che era sbarcato di tutta fretta appena la nave era arrivata in porto e con esso il resto dell’equipaggio. La cosa mi sembro’ alquanto strana dal momento che una carboniera carica in meno di sessanta ore. Mi recai in sala radio e trovai sulla scrivania un foglio di carta con su scritto a matita: contabilita' aperta ma quadrata, sbarcanti a posto, gli apparati funzionano tutti meno il vhf secondario. Mi sembro’ di ricordare che per la USCG i natanti che navigavano vicino alla costa americana dovevano essere provvisti secondo le normative USA di due vhf.

 

Il tasto telegrafico, posto sul banco della consolle era di tipo militare inscatolato e riverniciato di nero, classico tasto rabatto installato dalla Telemar/SIRM per i poveri e disgraziati RT, mi chiesi se da qualche parte, nascosto in qualche cassetto, ci fosse stato un tasto migliore. Si era fatto tardi, mi recai nell'alloggio o meglio nella cabina riservata al marconista, notai subito che era ben tenuta, pulita, e questo mi diede quella sensazione di comodita’. La mattina successiva, dopo aver recuperato quasi subito le ore di sonno dovute al fuso orario con una comoda dormita, ritornai in sala radio cercando per prima cosa un tasto telegrafico migliore ma, dopo aver guardato in ogni angolo ne dedussi che altro non c’era.

 

La stazione radio era composta da un trasmettitore Marconi Marine Commandant da 400w - MF CW e M-HF AM-USB e HF CW-USB. In HF tutte le frequenze erano controllate da un sintetizzatore esterno dove venivano impostate le ultime quattro cifre tramite contravers al posto del vecchio commutatore della quarziera per i canali di chiamata e lavoro in CW e SSB. Il ricevitore era un Marconi Apollo, apparato tipico fine anni 60 per le MF-HF, mentre per le onde medie c’era un vetusto trasmettitore telegrafico IRME con la ben nota valvola 3QB-350 come finale, rispondente alle normative italiane. Accesi subito il ricevitore e con mia meraviglia notai che era “morto”, non funzionava. Provai allora ad accendere il trasmettitore……stessa cosa, non funzionava, accesi il ricevitore d’ emergenza, un classico ed affidabile Marconi Atlanta e per mia fortuna si accese non appena pigiai l’interruttore. Il rumore di sottofondo misto a fruscio emesso dall’apparato mi tranquillizzo’ momentaneamente e ringraziai Dio per questo, ma ahime’, l’illusione duro’ ben poco e la fievole luce che illuminava la scala meccanica dell’rx si spense del tutto.

 

Controllai subito la carica delle batterie: erano completamente scariche. Andai alla ricerca del locale batterie che trovai quasi subito essendo localizzate fuori dalla srt dietro il ponte di comando. Controllai le batterie con un vecchio e sporco densimetro, le rabboccai e le misi subito sotto carica.Tornai in plancia per controllare il vhf principale: per fortuna funzionava in quanto alimentato separatamente da una linea a 24Vdc. Trascorse un paio di ore e provai il trasmettitore di emergenza in onde medie: per fortuna funzionava pure questo. Era un tx Face-Standard che aveva sul davanti il tastino telegrafico incorporato, sicuramente questo apparato lo avranno avuti molti RT che mi leggono.

 

Inserii l'antenna lunga e chiamai WNU/Slidellradio/New Orleans che mi rispose immediatamente sulla 500KHz. Soddisfatto spensi tutto e continuai a far caricare le batterie. Nel frattempo cercai di capire perche' mancava l'alimentazione al resto degli apparati, chiesi al primo ufficiale di macchina che, come me era di era di La Spezia e mi disse: "marco' qua lo stoz della corrente e' inserito quindi la 110Volt ti arriva in srt". Persi un poco di tempo per individuare i cavi principali della corrente ed una volta identificati li controllai con un voltmetro: tutto a posto, i 110 Volt c’erano ma da qualche parte si celava l’interruzzione dal momento che agli apparati non arrivava l’alimentazione, incominciai ad innervosirmi e sudare.

 

Camminavo avanti ed indietro per il locale della stazione radio, non sapevo piu’ cosa pensare, poi lo sguardo si poso’ sul lato destro della consolle dove trovai una specie di sportellino ed nel suo interno un grosso interruttore con due pulsanti uno di color rosso ed uno nero con relative scritte di messa in marcia e fermo. Pigiai il pulsante di marcia e sentii un soffuso ronzio accompagnato da una forte vibrazione, non sapevo cosa pensare. Non passo’ un minuto che la porta della stazione radio si apri’ di colpo e rumorosamente, ed il Comandante visibilmente innervosito si mise a gridare: “minchia siamo in porto!!! Anche in porto sto casino??!!" e sbattendo la porta usci’ dalla sala RT senza pertanto farmi capire nulla. Intuito (?) il problema, mi affrettai a premere il pulsante di fermo ed andai subito dal primo ufficiale di macchina a cui raccontai l’accaduto. Mi spiego’ che il grosso trasformatore che elevava la tensione da 110V a 440V 60Hz destinato all'alimentazione degli apparati della srt produceva una una forte ed intensa vibrazione, tipica dei grossi trasformatori di potenza, che inevitabilmente si propagava al piano inferiore ed oltre, in pratica una vera e propria scocciatura.

 

Compresi subito che si trattava di corrente alternata a 440V destinata solo all’alimentazione della stazione radio. Ora avevo le idee un pochino piu’ chiare, altro che nave seminuova, era una nave anni sessanta comprata chissa’ dove, forse in un cantiere demolizioni. Scoprii che, accanto alla porta del locale batterie ve ne era un'altra che dava in un locale con dentro il famigerato grosso trasformatore. Ripassai mentalmente le basi dell’elettrotecnica relative ai trasformatori/elevatori di tensione di grossa potenza sufficienti ad alimentare tutti gli apparati della srt nella speranza di porre qualche rimedio. Normalmente, gli armatori del nord Europa erano soliti vendere una nave dopo circa 8/9 anni a causa dell'approvvigionamento dei pezzi di rispetto e relativo costo della manuntenzione che spesso su alcuni tipi di nave era superiore al guadagno e gli aquirenti di spicco per tali navi, guarda caso, erano quasi sempre societa' panamensi, italiane e greche.

 

Il fatto che la nostra sala radio era munita di un trasmettitore IRME TN203M, rendeva la stazione radio un poco old face e qualche volta vagavo con la mente dei miei 18 anni d'eta', immaginavo stazioni radio con tx a scintilla e l'aria intorno che diventava blu in trasmissione per via della ionizzazione, oppure pensavo alla stazione radio della nave passeggeri REX, dove a Lerici, in provincia di La Spezia, esiste la targa della conquista del nastro azzurro, nastro conquistato al comando di un capitano lericino. A tal proposito storico, sulle navi passeggere italiane, fin dal 1922, grazie alla stazione radio di bordo, si riceveva giornalmente il notiziario, si potevano conoscere le notizie giornaliere del mondo e si cominciò a stampare un giornale di bordo e questo solo sulle navi italiane. Inoltre, fatto non secondario, la stazione radio del REX era della Marconi Marine, dotata di apparati radio OM ed OC telegrafici e telefonici ed era anche dotata del manipolatore automatico del segnale di soccorso.

 

Mi sono sempre domandato come facessero a fare servizio, credo avessero trasmettitori molto potenti, eppure per noi, con i nostri moderni apparati e la nostra attuale concezione delle telecomunicazioni resta un mistero. Oggi, a distanza di tempo, ripenso a quel Marconi Apollo usato su quella nave carboniera, un rx veramente particolare, un rx dalla tecnologia avanzata e complessa, tale da renderlo il miglior ricevitore per il traffico radio navale degli anni 70/80. Lasciammo a poppa il grande fiume americano Mississippi diretti in Atlantico. L'attivita' in stazione radio era relegata quando il comandante era in cabina a riposare, purtroppo cabina e studio proprio sotto quel locale strano e rumoroso. Tutto era a posto, anche il ricevitore di emergenza, il solido Marconi Atlanta, con il suo aspetto particolare ed accattivante alimentato anche a 24volt corrente continua dalle batterie della srt tramite un vibratore non sincrono incorporato in un box dietro l'apparato stesso, ricevitore che avrei ancora trovato sulle navi gestite dalla SIRM e non. Questa e’ un’altra ragione per cui il marconista sbarcante mi lascio’ a secco di energia, con le batterie scariche.

 

Pensando tutto cio’, mi accorsi per la prima volta che la srt aveva quell’odore di stantio dovuto al vecchio legno screpolato intriso di salsedine, stessa cosa per i divani che arredavano il locale. La traversata fu tranquilla dal punto di vista del traffico radio. Nel nord Atlantico non ci sono problemi di comunicazione in onda corta con le stazioni costiere italiane ed europee e cedrcai di condensare tutto il traffico radio telegrafico e telefonico negli orari migliori di comunicazione. Come tutte le navi carboniere che hanno il fondo piatto bastava un poco d'onda lunga al traverso per avere un forte rollio. La velocita' della nave non supero’ mai i 12,5 nodi all'ora ed i macchinisti, quando eravamo a mensa, dicevano che il motore collava olio da tutte le guarnizioni di tenuta.

 

Il forte rollio aveva un solo vantaggio: tutte le mattine, il nostromo, si alzava di buon'ora e con un bugliolo faceva il giro della coperta alla ricerca di un particolare pesce che i marinai hanno sempre chiamato pesce volante (Exocoetus volitans) perche' in branco riuscivano a spiccare lunghi salti sulle creste delle onde, molti di questi finivano in coperta, pesce ottimo cotto alla piastra. Una settimana prima dell'arrivo nel porto di discarica mi presentai al primo ufficiale di coperta con la classica domanda di richiesta di sbarco. Tre giorni prima dell'arrivo in porto, il capitano di armamento, chiese al comandante, durante una comunicazione radiotelefonica, di convincermi di restare a bordo visto che ad Anversa era gia’ programmata la modifica all'alimentazione dei servizi della srt e del ponte e che la nave si doveva fermare qualche giorno per adeguamenti alle nuove normative della USCG. Conoscendo un po’ la vecchia storia dei marinai, dissi fermamente un secco no.

 

Tutto l’insieme era accettabile, stazione radio adeguata, viaggi come li volevo, stipendio con 120 ore fisse di straordinario, ma il fatto di dover svolgere il traffico radio, condizionato dall'infernale vibrazione dell'enorme trasformatore, era per me, giovane rt a cui piaceva svolgere le sue funzioni e non essere assoggettato a uno stupido elemento elettronico passivo, un vero handicap. Arrivato in nord europa, ad Anversa, sbarcai di corsa da quella nave ma prima di farlo attesi il mio collega imbarcante che, ricordo mi aspettava in banchina per effettuare il regolare passaggio di consegne. Era un tecnico della SAIT, riparo’ subito il VHF rotto sul ponte ed appronto’ l'installazione di un nuovo radar dotato di ARPA con auto target. Mi sembro’ di capire che una ditta si sarebbe occupata del nuovo impianto elettrico per alimentare in corrente alternata 440V la srt etc etc, da un unico sistema a 440V dalla sala quadri elettrici in sala macchine.

 

Fu un imbarco di soli 29 giorni. Non ho mai saputo se la modifica all'alimentazione della SRT fosse stata fatta, ma non credo proprio in quanto non c'erano prescrizioni e la modifica costava molto. All'estero, fornitori, ditte ed in particolare le agenzie marittime dovevano essere pagate subito, prima della partenza della nave in base alla famosa legge 135 altrimenti il sequestro era immediato, non eravamo in Italia. Mi sono spesso chiesto, chissa' quanti colleghi marconisti avranno vissuto la mia stessa esperienza, quanti avranno passato situazioni analoghe dovute al passaggio di consegne.

 

 

di Adolfo Brochetelli - IK1DQW

 

 

MARCONISTI D'ALTO MARE

 

 

Anni fa conobbi un vecchio marconista di Roma, se ricordo bene apparteneva alla classe 1920, una vecchia volpe come si suol dire e nonostante l’eta’, era una persona molto lucida e autonoma che mi racconto’ le sue prime avventure come RT nella Marina Militare Italiana, successivamente nella Marina Mercantile e sul tramontar della carriera imbarcato per anni sui pescherecci oceanici della classe Amuroso. Mi racconto’ che la stazione radio HF, quella vera e propria, si trovava solo sulla prima della serie di navi e gli sembro’ di ricordare ci fosse un mitico JRC di grossa potenza, pertanto, quando chiamava RomaRadio/IAR chiamava per tutti. Mentre mi raccontava tutto cio’ con dovizia di particolari, non potei fare a meno di ripensare, quando imbarcato, nonostante chiamassi con un Hagenuk da 1500 watt che non erano pochi, spesso IAR mi assegnava il turno 8 e dovevo sempre sperare che davanti a me non ci fosse qualche nave della Nai-Lolli Ghetti. Certo che i ricordi del mare in tempesta, i colpi di mare presi in ogni direzione sulla nave dove ero imbarcato, non potevano essere in alcun modo paragonati o meglio non erano nulla in confronto a quello che subiva un peschereccio che si spingeva in pieno oceano atlantico per la pesca.

Chissa' se in stazione radio avevano provveduto ad inchiodare la sedia al pavimento per contrastare rollio e beccheggio, immaginavo la scena……..

 

 

 

Conobbi un altro marconista con diversi anni di mare sulle spalle, mi rilevo’ su una vecchia petroliera, anche lui era un ex Roma PT Radio, ma era tornato a navigare in quanto allergico alla famiglia ed ai bimbi piccoli che gli davano noia forse perche' non era mai stato sposato (hi). Mi racconto’ che era stato imbarcato per diversi anni su un noto rimorchiatore d'alto mare denominato ATLANTE. Ora questo rimorchiatore era ormeggiato alla foce di Fiumicino, ma avendolo visto di persona, grazie a IZ0DDD / N. Pappalardo, mi sembro’ troppo nuovo, forse era il secondo, mentre il marconista si riferiva sicuramente ad uno piu' vecchio con lo stesso nome e della stessa societa'. Anche lui mi parlo’ a lungo del rimorchiatore e del tipo di vita che si conduceva a bordo, sempre fermo in nord Atlantico in balia delle onde, pronto ad avviare i potenti motori di propulsione per arrivare sul luogo di un naufragio non tanto per salvare i naufraghi, ma bensì per prendere a rimorchio la nave e fare di tutto per farla rimanere a galla

 

 

 

Come noto agli addetti ai lavori, il Codice dalla Navigazione recita: nave abbandonata, nave proprietaria del primo che ci sale a bordo ed issa una bandiera, bandiera che potrebbe essere se ben ricordo, anche un semplice maglione o uno straccio qualsiasi. Pertanto, una volta effettuato il recupero, per il proprietario del S/V gli incassi spettanti o derivanti dal salvataggio della nave erano favolosi, senza dover entrare nei particolari, al punto da far rimanere anche per mesi e mesi il rimorchiatore fermo all’ancora in attesa di qualche altro macabro evento e spesso purtroppo, anche gli squali avevano la loro parte.......…Certo, i marconisti romani con il loro contributo hanno fatto una storia a parte, ma e’ doveroso ricordare tutti gli RT, liguri, di Torre del Greco e di Molfetta, insomma, tutte quelle citta’ costiere dove fin dal 1970 c'erano le grandi scuole per radiotelegrafisti di bordo. Poi, pian piano si e' tutto disgregato, tutto si e’ dissolto, forse l'introduzione massiccia del radiotelex a bordo ha iniziato a trarre nel vortice gli RT trascinandoli sempre piu’ a fondo, senza rendersene conto e purtroppo senza che ritornassero piu' a galla.

 

 

Rt Adolfo BROCHETELLI

 

 

 

Correva il lontano 1985, io ero fresco di licenza, 1982. Alternavo,allora,la grafia con la fonia e ricordo che, facevo sempre con piacere, QSO in SSB, con corrispondenti Italiani. Allora, non era come oggi. La radio, era l'unico mezzo a nostra disposizione, per comunicare tra noi, con un patrimonio di frequenze, che io ho sempre definito " FANTASTICO ", per le allora " 6.000 ", seimila delle vecchie lire, di tassa annuale, per quello che, sempre allora, erano una Licenza ed una Patente di Radio Operatore.. .,non una Autorizzazione generale, Sic !. Internet, Skype, i Social Network,QRZ.COM, QSL.Net.., .etc etc etc, NON esistevano, per fortuna e non avevano ancora  creato, quel " Misunderstanding ", che irrimediabilmente, ha corrotto, come un virus, l'essenza della nostra attività. IO vivo con la tecnologia, ne ho fatto, tanti anni fa, il mio lavoro, Il Web ed Internet, sono quanto di più banale, ( PC interconnessi ), ed al tempo stesso, straordinario, l'uomo potesse " inventare ", a dispetto di una trascorsa egemonia dell'informazione, di pochi,  ed al tempo stesso, della possibilità, sempre di pochi, ( quanto costava il telefono allora.. ), di comunicare. Tutto questo ha modificato radicalmente la nostra attività Radioamatoriale, testimone quanto io ora sto scrivendo su queste pagine e che verrà letto, in tempo reale, magari dall'altra parte del mondo !. Tutto questo, per introdurvi, ad un Qso,avvenuto allora, ( 1985,ricordate..)in SSB, che dopo, quasi 30 anni, come per magia, ha avuto nuova vita. Allora, come detto, amavo indugiare, sulle varie gamme, ascoltando e beandomi, di quanto, potevo finalmente fare, con il mio nominativo Radioamatoriale Ministeriale. Ebbi, un giorno, il grande piacere, ( ma questo , lo capi dopo), di incontrare ON AIR, una voce, che si identificò, con il call, I6SF, Dottor Serafino Franchi. Facemmo il nostro Qso, di cui conservo ancora ricordo, in particolare della cortesia e della pacatezza nella voce, di questo RadioAmatore, che rispetto a me, novello radiante, era già O.M. di provata esperienza e capacità, con un infinità di traguardi già raggiunti e superati. Avvenne lo scambio, allora consueto, della Qsl tra noi e quando ricevetti la sua, via diretta, con una sua piccola lettera di augurio, per la mia futura attività di Radiooperatore,non so perchè, ma non la misi in mezzo alle altre, la misi da parte e li è rimasta, fino a qualche mese, fa, quando un episodio bellissimo, me l'ha fatta riprendere in mano. Sempre per mezzo di Internet, navigando su un sito di inserzioni a noi dedicato, mi capita di vedere un inserzione di vendita, in cui, alcuni oggetti della stessa, erano appartenuti a I6SF, Serafino. Tra questi, ve ne era uno, di mio interesse e per questo motivo, scrissi, all'inserzionista, chiedendo notizie dell'oggetto e facendo presente, che sarei stato felice, di acquistare, quanto da lui proposto,  per l'oggetto stesso e per il fatto, che era appartenuto, ad una persona, che mi era cara, da tanti anni. Non si concluse la trattativa, oggetto già venduto, MA, si instaurò un rapporto di comunicazione tra il venditore e me e fu merito solo di Serafino, che se per me, era il ricordo di un Qso di tanti anni prima, per Bruno, IK6FAW, era stato suo mentore, ed amico per la vita. Il ricordo di quel Qso, ritornò prepotentemente a galla ed il sapore di quei minuti, trascorsi insieme, con Serafino, mi trasportò nel dialogo, a tal punto, che Bruno, Signore di altri tempi e perfetto compagno in spirito di Serafino, volle farmi omaggio, di un meraviglioso tasto verticale, che io ho qui, di fronte a me, appartenuto a I6SF e con il quale, gli venne da lui, insegnata la Telegrafia. Che dire, episodi di questo tipo, riportano indietro nel tempo, quando la cortesia,la signorilità, la nobiltà d'animo,la bontà,lo spirito di corpo del nostro sodalizio,erano la bandiera che sventolava alta, sopra tutto ciò, che di falso,inutile,mendace,piccolo e sbagliato,esisteva nel resto del mondo. Ciò che i giovani e anche NON tanto giovani, radioamatori,oggi, hanno dimenticato,è che, la nostra attività,la nostra passione, è un PRIVILEGIO e come tale, deve essere avvicinata e vissuta,nel rispetto,nella pulizia morale e nello spirito più alto, di ciò che il termine " RADIOAMATORE", ha SEMPRE e SEMPRE dovrà, significare, per noi e per tutti.

 

Grazie Bruno, per ciò che hai fatto, per il meraviglioso dono che ho da te ricevuto e per avermi finalmente fatto conoscere, attraverso i tuoi ricordi, quell'uomo, che per me, è stato per trent'anni, una voce e una lettera, che ancora conservo !.

 

Un abbraccio e cordiali 73,Carlo.

 

 

 

 

Continua...